
Ovviamente, solo i rettili che sono in buone condizioni, possono ibernarsi: le condizioni fisiche devono essere ottime e devono presentare una certa riserva di grasso. Quelli che invece non sono malati o debilitati, devono essere mantenuti al caldo per tutto l’inverno, alimentati e curati se ce n’è bisogno. Circa un paio di mesi prima del letargo, si deve sottoporre la tartaruga all’esame delle feci e, se necessario, anche al trattamento antiparassitario.
Tre o quattro settimane prima dell’ibernazione, la tartaruga di taglia media deve cessare di assumere cibo: infatti, il cibo che non viene digerito, rimanendo nell’intestino, può andare in putrefazione, danneggiando l’animale, e portarlo, in casi eccessivi, a setticemia mortale. L’acqua, viceversa, deve essere mantanuta in abbondanza.
Oltre agli esami preventivi, per verificare che la crescita avvenga in modo giusto, si deve controllare regolarmente il peso e la lunghezza della tartaruga.
Una delle condizioni ideali per il letargo è la temperatura ambientale: per una buona riuscita dell’ibernazione, la tartaruga deve essere mantenuta a circa 5°C. In questo modo, si addormenta, le riserve corporee vengono consumate minimamente e l’animale non è a pericolo congelamento. In modo particolare, la temperatura non deve mai scendere sotto i 2°C e non deve mai superare gli 11°C. Per il controllo della temperatura, si possono usare i termometri da serra, con l’indicazione di quella massima e di quella minima.
Per quanto concerne al letargo all’aperto, le tartarughe mediterranee riducono piano piano l’assunzione del cibo avvicinandosi all’autunno, fino a smettere di alimentarsi del tutto qualche settimana prima. Lìapparato digerente dovrà presentarsi completamente vuoto.
Arrivate al punto critico, iniziano a scavare nel terreno, interrandosi successivamente.
I rischi che corrono sono legati all’attacco possibile di predatori o all’inondazione, per una pioggia intensa. Inoltre, se la temperatura invernale è troppo mite, cioè anche sopra ai 10°C, il metabolismo della tartaruga può provocare un consumo eccessivo delle riserve.
È evidente poi che in questo modo, l’animale non può essere ispezionato regolarmente. Per superare questo problema è trovare un compromesso fra i due sistemi, cioè lasciar andare la tartaruga spontaneamente in letargo all’aperto in un apposito rifugio edificato, costruito con del materiale resistente e isolante (tettoia apribile, dispositivi di areazione chiusi con delle reti metalliche, tutto imbottito con del terriccio e uno strato di foglie secche ecc).
Se l’animale si dovesse svegliare e uscire dal letargo, non va assolutamente alimentata.
In primavera, se l’ibernazione è all’aperto, la tartaruga sentirà aumento della temperatura ambientale e in questo modo ci sarà la riattivazione del metabolismo. L’animale poi uscirà all’aperto. Quindi , se l’ibernazione è fatta al chiuso, sarà inutile procedere al riscaldamento graduale: si toglie dal contenitore e si fa scaldare alla luce del sole o ad una qualsiasi fonte di calore.
La perdita di peso solitamente non sarà superiore al 10%: si dovrà quindi procedere ad un esame simile a quello fatto prima dell’ibernazione. La cosa importante è farla bere, per la reidratazione e per espellere le tossine accumulate dai reni. Il modo migliore è immergerli in acqua tiepida, in modo che il livello dell’acqua non superi la posizione del piastrone, per evitare l’annegamento. Entro un paio d’ore deve urinare e bere. Si può poi togliere dall’acqua.
All’inizio la tartaruga vorrò cibarsi solo di cibi più succulenti, come pomodori e frutta, ma successivamente si dovrà riportare ad un’alimentazione equilibrata.
Se si presentano dei problemi, si dovrà portare da un veterinario competente.