Fondazione Cetacea Onlus è un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa dal 1988 della tutela del sistema marino, in particolare dell’Adriatico, attraverso attività di divulgazione, educazione e conservazione. Dal 2008 ha acquisito la sua forma attuale di associazione indipendente ed autonoma da ogni altra struttura e finanziatore (attualmente la Fondazione si sostiene grazie a progetti europei e donazioni di privati), e ha aperto il centro di divulgazione sul Mare Adriatico Adria a Riccione, visitabile gratuitamente, dove è possibile vedere le tartarughe in cura, un museo, partecipare a laboratori e visite guidate ed essere aggiornati sui progetti in corso.

Grazie al contributo di biologi, veterinari, naturalisti e volontari soccorre animali in difficoltà, soprattutto tartarughe marine e cetacei, nel suo territorio di pertinenza cioè l’Emila Romagna e le Marche. Inoltre ospedalizza per le lunghe degenze ogni anno anche alcune tartarughe provenienti dalla regione Veneto. Gli animali recuperati vengono curati nel Centro di Recupero Cura e Riabilitazione delle Tartarughe Marine a Riccione e una volta riabilitati vengono rilasciati in mare.

Inoltre la Fondazione raccoglie i dati anche sulle tartarughe spiaggiate già morte per la banca dati regionale e nazionale; infatti le tartarughe hanno un ruolo molto importante nell’ecosistema marino, essendo un indicatore biologico delle condizioni di salute del loro habitat.

Per il recupero degli esemplari vivi e morti di tartaruga sono nate, nel 2010 e nel 2011, le reti regionali per la conservazione delle tartarughe marine di Marche ed Emilia Romagna, attraverso le quali Fondazione collabora, tra gli altri, con le Capitanerie di Porto e gli Istituti Zoo Profilattici (attivi nei recuperi e nelle necroscopie).

Ma quali sono le cause di questi ricoveri?

Gli esemplari ricoverati arrivano principalmente in seguito a due fenomeni: lo spiaggiamento o la cattura accidentale negli attrezzi da pesca; raramente può capitare che le tartarughe ferite o debilitate vengano ritrovate al largo alla deriva da qualche diportista, pescatore o guardia costiera. Una delle principali cause di debilitazione con conseguente spiaggiamento degli animali è dovuto ad una sindrome chiamata “Cold Stunning” ovvero l’ipotermia; le tartarughe a differanza delle “cugine” terrestri o palustri non vanno in letargo ma compiono anche lunghe migrazioni verso acque più calde, ma se vengono colte da un’improvviso abbassamento di temperatura tendono a rallentare le proprie funzioni vitali fino alla morte.

Per quanto riguarda la cattura accidentale in attrezzi da pesca, molte sono le tartarughe pescate accidentalmente nelle reti a strascico o da posta; questa fatalità può rivelarsi mortale per la tartaruga, in quanto essa non può riemergere per respirare. Attraverso la collaborazione con il progetto europeo Tartalife di cui Fondazione Cetacea è partner, grazie alla sperimentazione di nuovi attrezzi con dispositivi di esclusione delle tartarughe marine (TED), ami circolari che impediscono l’ingoio, dissuasori luminosi e sensibilizzando i pescatori sulle manovre di primo soccorso, si cerca di ridurre la mortalità delle tartarughe marine.