ALLEVAMENTO IN TERRARIO


 

Due esemplari di Geocheloni Phardalis allevate in terrario

Allevare le tartarughe in cattività non è poi così semplice come può sembrare.


Esistono principalmente due tipi di terrario, nel primo sarà ricreato nella miglior maniera possibile l’habitat naturale decorandolo con rocce tronchi piante etc, sicuramente molto gradevole alla vista ma certamente molto complicato per quanto riguarda le operazioni di pulizia, nel secondo tipo detto “semi-sterile” (utilizzato soprattutto per le quarantene) l’aspetto estetico sarà completamente dimenticato diventando un terrario molto pratico e sicuramente più igienico, le decorazioni saranno completamente assenti o quantomeno ridotte al minimo indispensabile. Le principali caratteristiche di un terrario lasciati da parte gli aspetti estetici dovranno essere le ottime condizioni igieniche-ambientali (temperatura, umidità, fotoperiodo) inserite in uno spazio necessario alla vita dell’animale. Il materiale di costruzione è estremamente importante dal momento che influenza il microclima presente al suo interno. Solitamente i terrari che troviamo in commercio sono tutti costruiti in vetro, ottimo materiale che permette un’ottima visuale ed una facile pulizia. Il legno, materiale di facile utilizzo per chi avesse voglia e capacità di costruirselo andrebbe trattato con vernici impermeabilizzanti e non tossiche. Le dimensioni da rispettare andranno in base agli animali ospitati all’interno. Le tartarughe sono molto territoriali e lottano facilmente tra loro(specialmente nel periodo riproduttivo), in caso di più tartarughe nel solito terrario sarà necessario offrire al suo interno nascondigli e facili accessi ad acqua, cibo e fonti di calore. Tartarughe adulte difficilmente vivono insieme specialmente se si tratta di esemplari maschi, i soggetti giovani invece possono convivere senza problemi. Per quanto riguarda le condizioni ambientali interne useremo una fonte di calore (lampadine riscaldanti) che inseriremo lateralmente in modo da ricreare un gradiente termico. Il terrario non andrà riscaldato in maniera omogenea ma dovrà avere una parte più calda (punto di direzione lampada) ed una più fresca in maniera che l’animale possa scegliere la zona preferita; posizioneremo due termometri alle estremità del terrario in maniera da controllare le temperature nel punto più caldo e nel punto più freddo. Naturalmente la lampada dovrà essere fissata in maniera tale che la tartaruga non possa entrare direttamente a contatto con la stessa provocandosi ustioni. Per l’illuminazione useremo una lampada a luce ultravioletta (UVA-UVB). L’emissione di raggi UVA porterà alle tartarughe indubbi benifici psicologici andando a stimolare l’assunzione di cibo e l’attività riproduttiva mentre i raggi UVB (durata 6-8 mesi) permetteranno alla cute delle tartarughe di sintetizzare la vitamina D3 indispensabile per permettere al loro organismo di assimilare calcio. Le lampade che producono raggi UVB producono anche raggi UVA a differenza di quelle UVA che non necessariamente producono raggi UVB. L’acqua andrà fornita in un contenitore di dimensioni adeguate, quasi tutte le specie infatti amano immergersi sia per bere che per defecare; il livello dell’acqua quindi non dovrà superare l’altezza del piastrone evitando così pericoli di annegamento. Il substrato elemento igienico e decorativo, andrà scelto con molta cura, molti tipi potranno rivelarsi dannosi alla salute delle tartarughe in quanto se ingeriti accidentalmente o volontariamente potrebbero causare ostruzioni intestinali. La segatura potrebbe essere un’ottima soluzione , economica e assorbente, se cambiata frequentemente non favorirà la crescita batterica(evitare segatura di cedro, tossica per le tartarughe). Una volta arredato con rami e/o rocce dovremmo prestare attenzione a dove collocare il terrario, sarà indispensabile tenerlo in un punto non illuminato dalla luce del sole in quanto riscaldandosi ulteriormente potrebbe causare anche la morte della tartaruga e possibilmente in un posto della casa poco frequentato evitando così troppo stress all’animale.

 

 

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